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Dei problemi dei popoli devono occuparsene esclusivamente gli stati.
Non ho niente contro Medici senza frontiere. Ma non ho niente neanche a favore. Sono una multinazionale privata e a me non piacciono le multinazionali (sono contro la globalizzazione) e non mi piacciono le grandi imprese private (sono un socialista). Per motivi analoghi da giovane guardavo con sospetto alla Caritas e all'Opus Dei, per non parlare dell'Esercito della salvezza; e non ho cambiato idea. Resto convinto che dei problemi dei popoli debbano occuparsi esclusivamente gli Stati e che la carità, se non in momenti di assoluta emergenza, sia solo un espediente per prevenire rivolte o lotte sociali che porterebbero a più profonde riforme e che potrebbero porre un freno all'oscena ineguaglianza economica e al culto del successo e dei consumi che stanno strangolando il pianeta.
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I cittadini non vogliono l'immigrazione
Chissà come mai alla sinistra italiana, ormai in caduta libera e prossima all'irrilevanza, non viene mai il sospetto che la ragione per cui tutti i partiti di massa stanno cercando, proprio tutti, di fermare, almeno a parole, l'immigrazione illegale e incontrollata, non dipenda dalla loro malvagità o, peggio, fascistizzazione bensì dal semplice fatto che tanti cittadini non la vogliono. Che la gente ordinaria, a ragione o a torto, è spaventata dall'irruzione di centinaia di migliaia di miserabili che neppure hanno la possibilità, la capacità o l'intenzione di integrarsi; e soprattutto non accetta l'idea che possa continuare indefinitamente. Anche Trump, per provare a risollevarsi dopo le recenti sconfitte provocate dalla sua stupidità, sta giocando la carta del blocco dell'immigrazione: e stiamo parlando dell'immigrazione legale in un paese molto meno popolato del nostro e con un'economia decisamente più forte. Populismo? Certo, ma dietro ogni populismo c'è un popolo e se la destra può limitarsi a manipolarlo la sinistra deve anche capirlo.
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Ogni Epoca ha il suo fascismo: il nostro è in camicia bianca
Niente ritorna dopo quasi un secolo, a maggior ragione dopo un secolo di profonde trasformazioni. Meglio rassegnarsi: purtroppo il fascismo, quello che era stato annientato e che se tornasse sarebbe di nuovo sconfitto, non tornerà. La camicia nera e il saluto romano oggi servono solo a intrattenere e in particolare a distrarre l'attenzione di una sinistra disorganizzata e per questo nostalgica, che nasconde la propria passività nei confronti del più brutale e arrogante neocapitalismo sotto un antifascismo formale, d'altri tempi, decontestualizzato e pertanto astratto, la via italiana alla correttezza politica.
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Senza lucidità, razionalità, rigore non c'é sinistra
Non sono un leghista e detesto Renzi fin da prima che diventasse potente; ma proprio non vedo cosa ci sia di sbagliato nel proporre che i popoli vengano aiutati nei loro paesi invece che incoraggiati a emigrare in occidente. Naturalmente si può mettere in dubbio la sincerità di Salvini e del Pd o discutere delle modalità di assistenza; si deve, anzi, denunciarne l'insufficienza e chiedere che siano accompagnate da drastiche limitazioni delle ingerenze militari, commerciali e culturali (turismo incluso) in altre regioni del mondo, in altre parole la fine della globalizzazione. Ma in sé l'idea di permettere ai popoli di crescere e svilupparsi (o non crescere e non svilupparsi) in autonomia, a modo loro, è giusta. Il motivo per cui non piace a media e intellettuali è che è contraria agli interessi delle multinazionali che li pagano e che alimentano il consumismo estremo di cui ormai molti non sanno fare a meno.
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Una minoranza al governo
Due interventi sulla futura legge elettorale per dimostrare che il Pd è più liberista di Berlusconi.
Berlusconi: "Il nuovo sistema deve portare a una maggioranza che rappresenti effettivamente la maggioranza degli elettori mentre il sistema maggioritario come è stato concepito porta alla possibilità che una minoranza possa governare contro la maggioranza degli elettori. Il che mi sembra non sia democrazia". Dunque per Berlusconi la democrazia è il governo della maggioranza (il Fatto Quotidiano definisce questo "il suo chiodo fisso", non sapendo di fargli un complimento).
Risponde Richetti (ex Margherita, renziano della prima ora): "L'importante è che l'impostazione conservi un impianto maggioritario e che garantisca governabilità come chiesto da Renzi. Nessun ritorno a logiche da 'proporzionale' e restituzione di un risultato chiaro rispetto alle scelte dei cittadini". Per Richetti e Renzi la democrazia è meno importante della governabilità e in nome dell'efficienza e del decisionismo una minoranza incapace di ottenere un ampio consenso deve lo stesso ottenere il controllo assoluto del paese. -
Le cause del degrado in via d'importazione in Italia
Il congresso repubblicano, sicuro dell'appoggio di Trump, ha appena cancellato una legge passata nel 2012 dopo che un ventenne squilibrato uccise venti bambini e altre sei persone in una scuola elementare. La legge si limitava a imporre controlli al momento della vendita delle armi in modo da non farle andare in mano a persone afflitte da gravi problemi psichiatrici. Ma alla lobby delle armi questo non andava bene e neppure alla destra liberista, che ai suoi sostenitori, lasciati alla mercè delle multinazionali e già privati di assistenza sociale e di solidarietà umana, deve almeno offrire il senso di potenza che danno le pistole e i fucili a ripetizione.
Perché lo racconto? Non per farvi sentire molto migliori di questi americani (una minoranza ma decisa e organizzata): troppo facile. E neppure per mostrare dove ci sta facendo precipitare Trump: a voi che non vivete qui, giustamente, che ve ne frega? Lo racconto perché le cause di questo degrado sono due ed entrambe in via d'importazione in Italia, inizialmente da Berlusconi fra molte resistenze e adesso senza alcuna opposizione dal Pd renziano. Eccole: -
Tertium non datur
Come mai Renzi e la sua banda possono continuare a sentirsi i padroni non solo del Pd ma anche dell'Italia? Come mai, malgrado la pesante sconfitta, possono continuare a fare quello che vogliono? Per una sola ragione: che una significativa parte della sinistra, inclusa quella radicale, si è fatta convincere dagli stessi media di cui quotidianamente sperimenta e denuncia la parzialità, che un successo del M5S sarebbe un salto nel buio. Bevendosi ingenuamente, o più spesso in malafede, assurdi paralleli con il fascismo e con il nazismo o anche il trumpismo, tutti e tre fenomeni apertamente reazionari, nel senso che non nascondevano affatto i loro intenti, anzi li ostentavano perché era quello che la gente voleva sentire. Il M5S non ha nulla a che vedere con il fascismo, né a livello di pratiche politiche né di retorica – certamente meno del Pd, reduce dal fallito colpo di stato soft dell’Italicum e della riforma costituzionale e già pronto a riprovarci.
Messina, finiti i lavori per la maxibaraccopoli per migranti
di Antonio Mazzeo
Decine e decine di gabbie per topi o, forse, meglio, per cavie di quello che è il nuovo, ennesimo laboratorio sperimentale delle pratiche europee di repressione e annullamento di corpi, volti, speranze. A Messina, presso l'ex Caserma "Gasparro" di Bisconte si sono conclusi i lavori di realizzazione della maxi-baraccapoli per migranti: soffocanti container e prefabbricati posizionati uno sull'altro, modello favelas, nessuna finestra aperta verso l'esterno affinché non si possa comunicare noia o disperazione aldilà del lager. L'ennesima vergogna dell'accoglienza negata, una ferita nella coscienza di una città che da quasi un lustro sembra non voler accorgersi della trasformazione e militarizzazione urbana in funzione anti-migranti.
Avevamo annunciato l'intenzione del governo di realizzare un hub-hotspot a Messina più di due anni fa, chiedendo inutilmente che si mobilitassero soggetti, identità, coscienze. Prefettura e amministrazione comunale hanno fatto a gara, spalleggiandosi, nella costruzione di false smentite, mentre funzionari e assessori fornivano la loro piena collaborazione alla progettazione del campo di prigionia in zinco-alluminio. Il silenzio complice, la banalità del male della stra-maggioranza delle forze politiche, sociali, sindacali e delle associazioni locali. La mala- accoglienza a Messina e provincia è un affare da milioni di euro per i soliti noti, businessmen della ristorazione o piccoli (ex) imprenditori turistici a rischio fallimento. Un modello di riproduzione di sfruttamento e precarietà di giovani e non, istruiti e disoccupati, ottime clientele per ogni tornata elettorale.
Contrasto delle migrazioni “irregolari”, gestione dell’ordine pubblico e repressione del dissenso. Con Marco Minniti al Viminale si annuncia un giro di vite alla vigilia di importanti appuntamenti come il G7 a Taormina e le elezioni politiche.
Quello guidato da Paolo Gentiloni è davvero il governo fotocopia di Matteo Renzi? La promozione di Domenico “Marco” Minniti da sottosegretario con delega ai servivi segreti a ministro dell’Interno rappresenta una novità più che inquietante alla luce dei nuovi programmi di contrasto delle migrazioni “irregolari” o di gestione dell’ordine pubblico e repressione del dissenso. Non è certo un caso, poi, che il cambio al Viminale avvenga alla vigilia dei due appuntamenti internazionali che hanno convinto a rinviare sine die la fine della legislatura: la celebrazione del 60° anniversario della firma del Trattato istitutivo della Cee (il 25 marzo a Roma), ma soprattutto il vertice dei Capi di Stato del G7 a Taormina il 26 e 27 maggio. Marco Minniti, di comprovata fede Nato, vicino all’establishment ultraconservatore degli Stati Uniti d’America e alle centrali d’intelligence più o meno occulte del nostro Paese appare infatti come il politico più “adeguato” per consolidare il giro di vite sicuritario sul fronte interno e strappare a leghisti e centrodestra il monopolio della narrazione sul “pericolo” immigrato. Curriculum vitae e trame tessute in questi anni ci spiegano come e perché.
Originario di Reggio Calabria, una laurea in filosofia e una lunga militanza nel Pci prima, nel Pds e nei Ds dopo, nel 1998 Minniti viene chiamato a ricoprire l’incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (premier l’amico Massimo D’Alema), anche allora con delega ai servizi per le informazioni e la sicurezza; l’anno seguente, con le operazioni di guerra Nato in Serbia e Kosovo, Minniti assume il coordinamento del Comitato interministeriale per la ricostruzione dei Balcani. Nel 2001 viene eletto per la prima volta alla Camera dei deputati e con la costituzione del governo Amato, è nominato sottosegretario alla Difesa per la cooperazione militare con Ue, Nato e Stati Uniti e la promozione dell’industria bellica (ministro Sergio Mattarella).Con il ritorno di Silvio Berlusconi alla guida di Palazzo Chigi, Minniti assume il ruolo di capogruppo Ds in Commissione Difesa e componente della delegazione italiana all’Assemblea dei parlamentari presso il comando generale della Nato. A Bruxelles il politico calabrese fa da relatore del gruppo di lavoro sull’Europa sud-orientale e la partnership Ue-Nato, perorando l’ingresso nell’Alleanza di Albania, Croazia e Macedonia.
Nel novembre 2005 è Minniti a presiedere ilconvegno nazionale Ds su “difesa e industria bellica in Italia”, relatori, tra gli altri, ministri, capi delle forze armate e manager delle holding belliche. “Chiedo un maggiore impegno a sostegno del complesso militare-industriale, per ottenere finanziamenti aggiuntivi per nuovi sistemi d’arma e rafforzare la difesa europea con la costituzione di battaglioni da combattimento che si coordino con la Forza di pronto intervento Nato”, fu l’accorato appello di Minniti ai compagni di partito.
Altri droni italiani per le infinite guerre mediorientali
di Antonio Mazzeo
I più moderni aerei senza pilota made in Italy alle belligeranti petromonarchie arabe. Durante il Farnborough International Airshow in corso in Gran Bretagna, i manager della holding militare-industriale Leonardo-Finmeccanica hanno comunicato che un numero imprecisato dei droni “Falco Evo”, la versione evoluta del sistema a pilotaggio remoto Falco, saranno consegnati a due misteriosi paesi, “rispettivamente del Medio Oriente e della regione del Golfo”.
“L’azienda italiana non ha voluto fornire I’identità dei clienti ma ha spiegato che essi già operano con i velivoli Falco”, ha riferito l’agenzia specializzata statunitense Defense News. “Dato che ad oggi, i paesi e le organizzazioni internazionali che hanno acquistato i Falco sono Giordania, Arabia Saudita, Pakistan, le Nazioni Unite e il Turkmenistan, è presumibile che i due nuovi clienti dei Falco Evo siano le forze armate di Arabia Saudita e Giordania”.
In Afghanistan, Iraq, Siria e Libia a combattere il Califfo e intanto affari miliardari con i suoi emiri protettori. La diplomazia italiana conferma la sua vocazione a stringere le alleanze più controverse mentre le aziende leader del complesso militare-industriale firmano lucrosi contratti con il regime del Qatar. Lo scorso 16 giugno a Roma l’amministratore delegato del gruppo Fincantieri, Giuseppe Bono, ha sottoscritto un accordo del valore di 3,8 miliardi di euro con il Capo della Marina militare qatarina Mohammed Nasser Al Mohannadi per la fornitura di sette unità navali (quattro corvette, due pattugliatori OPV – Offshore Patrol Vessel e una nave appoggio anfibia LPD – Landing Platform Dock) che saranno realizzate a partire del 2018 nei cantieri navali liguri di Muggiano e Riva Trigoso. L’accordo prevede che la consegna delle navi da guerra sia completata in sei anni, ma le autorità del Qatar sperano di disporre di alcune di esse entro il 2022 per impiegarle per compiti di “sorveglianza e pattugliamento marittimo nelle acque territoriali e nella zona economica esclusiva” già in occasione dei campionati mondiali di calcio previsti nell’emirato.
Operazione top secret dell’Esercito italiano al confine turco-siriano. Il 6 giugno, una batteria di missili terra-aria SAMP/T e una trentina di militari italiani sono stati schierati nella zona di Kahramanras, a nord di Gaziantep (Turchia meridionale), nell’ambito dell’impegno assunto dalla NATO a protezione dello spazio aereo turco dal “rischio di sconfinamenti provenienti dalla Siria”. La notizia è stata pubblicata dai maggiori quotidiani turchi e dall’agenzia di Stato “Anadolu”. I mezzi militari italiani sono sbarcati nel porto di Iskenderun per dirigersi poi nella zona di Kahramanras, nei pressi del confine siriano. Sempre secondo i media turchi, il sistema missilistico messo a disposizione dal nostro paese “avrà esclusivamente il compito di contrastare aerei, missili da crociera e tattici e non sarà impiegato nell’imposizione di una no-fly zone”.
Gli attivisti no war siciliani avevano inutilmente lanciato l’allarme da tempo ma alla fine i test sperimentali dei droni militari P.1HH HammerHead di Piaggio Aerospace dall’aeroporto “Cesare Toschi” di Trapani Birgi hanno mostrato tutta la loro pericolosità per il traffico aereo e le popolazioni che vivono tra Trapani, Marsala e le isole Egadi. Nella tarda mattinata di martedì 31 maggio un prototipo del velivolo senza pilota (UAV - Unmanned aerial vehicle) è precipitato in mare a 5 miglia a nord dell’isola di Levanzo, una ventina di minuti dopo dopo essere decollato dallo scalo di Birgi. “Non si sono registrati danni a persone o cose e subito dopo l’incidenteabbiamo attivato una commissione interna per accertarne le cause in collaborazione con le autorità competenti”, hanno dichiarato i manager di Piaggio Aerospace.
Sempre secondo la società produttrice, il sistema a pilotaggio remoto P.1HH HammerHead può “operare anche su aree densamente popolate in quanto derivato da un aeroplano civile certificato, il Piaggio P-180”. Peccato però che quello accaduto qualche giorno fa non è il primo “inconveniente” al nuovo drone che Piaggio, in collaborazione con Leonardo-Finmeccanica e l’Aeronautica militare italiana, testa in Sicilia occidentale dal novembre 2013. Il 19 marzo 2015, un P.1HH uscì fuori pista durante le prove di rullaggio, causando la temporanea chiusura per motivi di sicurezza dell’aeroporto di Trapani Birgi e il dirottamento dei voli sullo scalo di Palermo - Punta Raisi. Le prove sperimentali dei droni hanno causato altri gravi disagi al traffico aereo, come rilevato dal personale delle compagnie che operano da Birgi.
Prima l’identificazione e l’invito a dimenticare nome, cognome e luogo di provenienza in cambio di un numero identificativo che dovrai tenere impresso per giorni, mesi, forse anni. Un panino, una bottiglietta d’acqua, un’interminabile fila per pisciare dentro un nauseabondo scatolone di plastica arroventato dal sole. Per la doccia, ti spiegano, dovrai attendere ancora un giorno, se tutto va bene. Qui, al massimo, c’è una fontanella per sciacquarti la faccia. Poi un’altra fila per stiparsi dentro a un bus, altri tanfi di carne umana e gasolio e la deportazione verso l’ignoto. Mille, mille e duecento, mille e cinquecento km di strade e autostrade sino ad una squallida tendopoli alla periferia di Torino o Milano o a un albergo-pensione a tre stelle in un’isolata frazione alpina del Trentino o dell’Alto Adige. Una macchina ormai oleata, rigida, burocratica, scientifica quella che regola la deportazione di decine di migliaia di richiedenti asilo dalla Sicilia ai campi di prima, seconda ed eterna accoglienza del centro e nord Italia. Un sistema disumano e disumanizzante che accanto al modello dell’“accoglienza” affidata a coop, onlus, aziende e faccendieri del sociale, in assenza di controlli, genera immani e immondi profitti per uno sparuto gruppo di proprietari di bus e minibus.
Pressing ancora a tutto campo di gruppi politici, transnazionali dell’energia, aziende di navigazione e forze armate per insediare nell’area industriale di Augusta-Melilli-Priolo, tra le più inquinate e militarizzate d’Italia, un pericolosissimo mega-impianto di ricezione, stoccaggio e rigassificazione del gas naturale liquido (GNL). Il 16 maggio, presso il Circolo Ufficiali della Marina militare di Augusta, si è tenuto il Convegno dal titolo “Italia hub del gas naturale,opportunità GNL per i trasporti marittimi nel Mediterraneo”, organizzato dalla Mirumir Srl di Milano “per la promozione della filiera industriale del GNL”, con la collaborazione della Marina Militare italiana.
Galoppini e procacciatori di consensi elettorali che militano nelle più agguerrite cosche mafiose della città o recuperati tra gli appartenenti più infedeli delle forze dell’ordine. Una folla di questuanti nelle segreterie e nei patronati del cavallo di razza, figlio e nipote di democristiani doc, sino a ieri leader maximo del partito assai poco democratico, oggi trasmigrato con cognati, vassalli e fedelissimi nell’immortale partito-azienda del cavaliere Berlusconi P2. Una manciata di voti in cambio di buoni spesa, qualche pacco di pasta, un permesso o una licenza, una modesta commessa da qualche ente pubblico; per pochi, sempre più pochi - i parenti stretti, la moglie, il figlio, l’amante e il venerabile “fratello” – la promessa di uno straccio di lavoro, precario, in nero, supersfruttato, dio voglia trimestrale, in un supermercato, una cooperativa di servizi, una casa per anziani. Un quadro desolante, fatto di miserie economiche, sociali e umane, dove ogni competizione elettorale si conclude con cene e schiticchiate premio, dove a sgomitare al tavolo-buffet ci trovi il pluripregiudicato o l’estortore, il medico o il professionista gettonato, l’ufficiale dell’esercito, il sottufficiale dell’Arma e qualche agente della polizia di Stato.
Frode in pubbliche forniture. E’ questo il reato contestato dalla Procura della Repubblica di Bari a quattro noti imprenditori del business accoglienza migranti e richiedenti asilo relativamente alla gestione di uno dei centri d’accoglienza – lager più tristemente noti in Italia, il CARA di Bari Palese. Secondo gli inquirenti, i responsabili dell’ente gestore che per tre anni si è occupato del centro (la cooperativa Auxilium di Senise, Potenza), avrebbero fatto lievitare a dismisura i costi dei servizi prestati. Gli indagati sono i fratelli Pietro e Angelo Chiorazzo, responsabili di Auxilium, l’ex amministratore delegato della Cascina Global Service Srl Salvatore Menolascina (già arrestato nell’ambito dell’inchiesta Mafia capitale della procura di Roma) e Camillo Aceto, ex componente del consiglio di amministrazione di Auxilium ed ex vicepresidente de la Cascina.
Editoriale
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Soldi rubati. Parte II
di Elio VeltriCesare Beccaria, nel suo capolavoro "Dei delitti e delle pene", che ha influenzato la cultura giuridica e civile dell'Europa più di qualsiasi altro libro, scrive: "l'unica e vera misura dei delitti è il danno fatto alla nazione".
Nei Panama Papers è comparsa la terza lista di italiani con società nei paradisi fiscali: dopo la lista Falciani e quella della banca svizzera Credit Suisse, sede di Milano, è la volta dello studio legale Ramon Fonseca e Jurgen Mossak di Panama. Complessivamente, per quanto è emerso dalle inchieste dell'International Consortium of Investigative Journalists di cui fa parte L'Espresso, unico giornale italiano, si tratta di oltre 25 mila italiani che hanno imboscato circa 30 miliardi di Euro nei paradisi fiscali per non pagare le tasse. Una mega finanziaria. E poi dicono che non ci sono soldi! La ricchezza individuale nascosta nei paradisi fiscali viene stimata 7600 miliardi di dollari. Più del PIL di Germania e Regno Unito messi insieme e quattro volte il PIL italiano. Soldi sottratti al fisco, necessari per gli investimenti a sostegno dello sviluppo, contenere il debito pubblico, garantire i servizi essenziali che di fatto si stanno privatizzando senza dirlo (quando per eseguire una mammografia o una colonscopia occorre aspettare un anno, la gente o rinuncia e non si cura o fa qualsiasi sacrificio e va dal privato che esegue gli esami in tempi brevi e magari lavora anche nell'ospedale pubblico dove le liste di attesa sono lunghissime). I magistrati penali si attivano e dopo 10-15 anni qualcuno dei pirati esportatori di capitali viene condannato.
Bacheca
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La solidarietà non è un crimine
Gli eurodeputati Barbara Spinelli, Marie-Christine Vergiat (GUE/NGL) e Pascal Durand (Verdi) hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
LA SOLIDARIETÀ NON È UN CRIMINE
DICHIARAZIONE DI
Barbara Spinelli, eurodeputata gruppo GUE/NGL
Marie-Christine Vergiat, eurodeputata gruppo GUE/NGL
Pascal Durand, eurodeputato gruppo Verdi/EFA
Bruxelles, 11 agosto 2017
Il recente moltiplicarsi di azioni penali in Italia e in Francia nei confronti di persone che mostrano solidarietà verso i rifugiati costituisce un allarmante tentativo di creare divisioni tra le Ong attive nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare (SAR) e di isolare i singoli cittadini europei preoccupati per la sicurezza degli esiliati forzati che affrontano viaggi pericolosi dall'Eritrea, dal Sudan, dalla Libia, dalla Siria, dall'Afghanistan e da molti altri paesi in crisi. Si tratta di persone che da anni rischiano quotidianamente la vita in viaggi per terra e per mare – in una sorta di selezione darwiniana – mentre l'Unione europea, dove solo una parte di essi arriva, chiude sempre di più le sue porte ed esternalizza le sue politiche di asilo. La grande maggioranza di migranti e rifugiati (80%) trova riparo nei paesi in via di sviluppo, per lo più africani. La straordinaria attività delle Ong nel Mediterraneo è dovuta all'assenza di operazioni pubbliche e proattive di ricerca e soccorso condotte dall'Unione e dai suoi Stati membri, dopo la dismissione di "Mare Nostrum".
La solidarietà non deve essere considerata una violazione della legalità. Non è un crimine, ma un dovere umanitario. -
Appello di Alex Zanotelli ai giornalisti italiani
«Rompiamo il silenzio sull'Africa. Non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo.
Scusatemi se mi rivolgo a voi in questa torrida estate, ma è la crescente sofferenza dei più poveri ed emarginati che mi spinge a farlo. Per questo, come missionario e giornalista, uso la penna per far sentire il loro grido, un grido che trova sempre meno spazio nei mass-media italiani, come in quelli di tutto il modo del resto.
Trovo infatti la maggior parte dei nostri media, sia cartacei che televisivi, così provinciali, così superficiali, così ben integrati nel mercato globale. So che i mass-media , purtroppo, sono nelle mani dei potenti gruppi economico-finanziari, per cui ognuno di voi ha ben poche possibilità di scrivere quello che veramente sta accadendo in Africa. Mi appello a voi giornalisti/e perché abbiate il coraggio di rompere l'omertà del silenzio mediatico che grava soprattutto sull'Africa.
È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell'Africa) ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga. -
Appello per convocare assemblee per costruire una sinistra.
Assemblee per costruire una sinistra
Care compagne, cari compagni, cari amici e care amiche, gli incontri e le assemblee che, in tutta Italia, continuano il percorso del Brancaccio mostrano come non solo esistano i presupposti concreti, ma soprattutto come ci sia un ardente desiderio di costruire una sola lista di sinistra, capace di portare in Parlamento un popolo che vuole finalmente attuare il progetto della Costituzione.
Mentre la convulsa, e spesso davvero incomprensibile, dinamica degli eventi in cui si perde il ceto politico registra avvicinamenti e scollamenti, rotture e ammiccamenti, i cittadini parlano di cose e non di alleanze, di problemi e non di abbracci, di soluzioni e non di tesseramenti.
Continuiamo dunque così!
Vi proponiamo di organizzare, nell'ultimo fine settimana di settembre (29, 30 e primo ottobre), tante assemblee in tutta Italia: non importa se piccole o grandi.
Sarà il primo degli appuntamenti dedicati alla definizione programmatica partecipata, per definire il nostro programma per l'Italia e le proposte qualificanti sui vari temi, indicando per ogni tema non solo cosa non ha funzionato, ma, soprattutto, cosa proponiamo. -
Appello di AVAAZ per la liberazione di un'attivista del team AVAAZ arrestata in Turchia.
La Turchia ha appena arrestato Özlem, un'attivista del team di Avaaz. Dobbiamo liberarla.
In questo momento è in carcere senza neppure un'accusa precisa, solo per aver partecipato a un incontro sui diritti umani.
Per il governo turco, è solo l'ennesima persona arrestata nell'ennesima retata contro la società civile.
Ma se facciamo conoscere il suo nome e la sua storia con una petizione e sui media internazionali, Özlem diventerà un problema difficile da gestire per il presidente turco Erdoğan, già sotto pressione.
La nostra campagna sarà consegnata direttamente a Federica Mogherini, la Commissaria agli Affari Esteri dell'UE alla vigilia di un incontro cruciale con la Turchia della prossima settimana -- firma subito, liberiamo Özlem:
Clicca per la liberazione di Özlem!
Il governo turco sta arrestando e licenziando migliaia di persone che non lo sostengono. Ora anche Özlem è finita nella rete assieme ad altri 9 attivisti per i diritti umani. L'incontro della Turchia con l'Europa della prossima settimana è cruciale per gli accordi commerciali del paese e l'ultima cosa che Erdoğan vuole è una crisi internazionale per una prigioniera di cui probabilmente non ha mai neppure sentito parlare.
Ma per noi lei significa tantissimo. Lavora con Avaaz perché condivide i nostri valori. E da anni con tutte le sue forze si batte per un mondo in cui le persone siano libere di riunirsi e manifestare per la pace, la giustizia e i diritti umani senza finire in prigione. Ha permesso ai membri di Avaaz in Turchia di partecipare a centinaia delle nostre campagne. -
Presentazione Libro di Elio Veltri alla Camera - Palazzo San Macuto
Associazione Ex Parlamentari
Presentazione libro di Elio Veltri "Non è un paese per onesti"
Mercoledì 21 Giugno ore 16-19 - CAMERA DEI DEPUTATI
Palazzo San Macuto, via del Seminario 76 - Roma
Oltre all'autore partecipano: Carlo Rossella, Vittorio Emiliani, Franco La Torre, Rodolfo Scarponi - Conduce Davide Gramiccioli direttore Radio Colors
Gli uomini devono indossare la giacca - coloro che vogliono partecipare devono preventivamente comunicarlo per gli adempimenti di protocollo e per ragionni di sicurezza alla seguente mail: elio.veltri2004@libero.it
I diritti d'autore sono interamente devoluti alle associazioni: Emergency e Medici senza frontiere. Il libro è il racconto documentato di ciò che è stato realizzato a Pavia negli anni '70 durante dalla Giunta Veltri. La città in quegli anni era diventata un punto di riferimento internazionale: il Piano Regolatore ha rappresentato l'Italia all'assemblea sull'Habitat convocata dal'ONU a Vancouver nel 1976 alla quale hanno partecipato 140 paesi. Il sindaco fu invitato a 12 Convegni internazionali di cui 2 dell'Onu e uno della presidenza della Repubblica Francese. In quegli anni e nel corso della successiva esperienza di consigliere regionale della Lombardia insieme ad Emilio Molinari sono stati denunciati scandali giganteshi. Nel periodo del mandato alla Camera, durante la XIII legislatura, è stata presentata la prima proposta di legge sull'Istituzione dell'Autorità Nazionale Anticorruzione con annessa anagrafe patrimoniale, realizzata dopo 20 anni ma con scarsi poteri. I risultati sul fronte della corruzione ad oggi sono purtroppo evidenti (costo per il paese 100 miliardi anno).
Rassegna stampa
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Inchiesta in Basilicata sulle spese e i rimborsi
(ANSA) - POTENZA, 3 MAG - Sono terminati, a Potenza, gli interrogatori di garanzia dei consiglieri regionali della Basilicata coinvolti nell'inchiesta della Procura sui rimborsi per ''spese di rappresentanza e segreteria'', condotta dai pm Sergio Marotta e Francesco Basentini: nessuno si e' avvalso della facolta' di non rispondere. Oggi sono stati ascoltati Vincenzo Ruggiero (La Destra), Mario Venezia (Fratelli d'Italia) e Rocco Vita (Psi), tutti con divieto di dimora.
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De Magistris insoddisfatto delle candidature Rivoluzione Civile
Luigi de Magistris conferma il suo appoggio a Ingroia, ma «con rammarico» e rivendicando l'indipendenza del Movimento arancione, «progetto politico maggiormente visionario e immaginifico», dalla ingroiana Rivoluzione civile. «Il Movimento — spiega il sindaco in un videomessaggio — appoggia Ingroia e, durante la formulazione delle liste, ha avanzato delle proposte. Alcune sono state accolte, molte altre no. Perciò esiste anche un rammarico, per alcune candidature mancate e alcune proposte non accolte, ma l'entusiamo per la campagna elettorale non è venuto meno».
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DICO NO ALLA LISTA MONTIVedo emergere, in chi dovrebbe interpretare la nuova politica, vecchie logiche spartitorie. Avevo dato la mia disponibilità al progetto di Mario Monti perché vi scorgevo una occasione di rinnovamento. Ho visto emergere, invece, certe prassi che mi ricordano molto i partiti degli anni del compromesso storico. Troppi volti usurati da decenni di stanca vita parlamentare e l’emergere, per l’ennesima volta, di camarille e clientele.
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Il mondo di Facebook per la Digeronimo. Nasce un gruppo di sostegno per la Pm
COMUNICATO STAMPA
Il popolo della rete scrive alle alte cariche dello stato per far sì che il Csm analizzi con obiettività la situazione del pubblico ministero
Il mondo di Facebook per la Digeronimo. Nasce un gruppo di sostegno per la Pm
Già migliaia le adesioni sul social network. Si vuole evitare un altro caso Forleo
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Massimo Donadi, capogruppo IDV alla Camera e Nello Formisano parlamentare IDV campano lasciano.&